giovedì 27 giugno 2013

Time to goodbye

Le lapidi  modeste, quelle delle famiglie meno abbienti, sono state sapientemente nascoste nell'ala sudorientale del Cimitero Monumentale di Capital City. Strette una accanto all'altra, poche decine di centimetri le separano, un minuscolo rettangolo di erba attorno per delimitarne i confini. La terra fangosa e smossa mi fa sprofondare di qualche centimetro. Gli stivali vengono risucchiati ad ogni passo come se i morti volessero trattenermi. Non oggi, oggi sono venuta a salutare una persona.
Non ho l'ombrello, una fastidiosa pioggia tiepida mi inzuppa i capelli e la divisa. da diversi minuti sono di fronte ad un cuneo di marmo grigio. Immobile, statica. Sto ascoltando una voce dentro di me, una voce che non arriva.
Sollevo il volto al cielo socchiudendo gli occhi, le guance si ricoprono di gocce che scendono lentamente verso il collo, la bocca. Le assaggio quando arrivano alle labbra. Non sono salate, può significare solo una cosa: per quanto lo desideri, non ho ancora pianto, la mente si rifiuta di collaborare, la mente è lontana ormai.
Mattew Rymes: un nome inciso sulla pietra, volute delicate e classiche che ricordano una persona che non esiste più. Una breve parentesi, un attimo di felicità, un fremito di speranza, la voglia di credere che il futuro avrebbe potuto essere diverso.
Con le dita vado a cercare la catenella tastandone lo spessore finchè trovo l'apertura:
Sganciarla è un attimo.
Lascio che la fede d'oro cada nel palmo della mano aperta, pronta riceverla. La stringo nel pugno.
Le lacrime proprio non vogliono saperne di scendere, il cuore è leggero. E' davvero quello che voglio?
Mi chino sulle gambe, rimanendo in appoggio sulle punte dei piedi. Infilo la fede d'oro nella terra, proprio dietro la lapide . Premo più volte per essere sicura che sia perfettamente nascosta.

E così ci diciamo addio. Sotto una pioggia che se ne frega di quello che sta accadendo. Niente fiori per Mattew Rymes.
Anche il ricordo a volte è velato, a volte non ricordo bene il colore dei tuoi occhi.
La mano si appoggia alla lapide . Non percepisco nulla, nè dolore, nè sollievo.

Nulla.





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